Siamo nei primi anni del secolo scorso e la fotografia pur essendo nata da circa 80 anni è ancora tecnologicamente agli albori e poco diffusa. Fino a quel periodo le immagini fotografate erano per lo più statiche, ossia principalmente ritratti e paesaggi, ad opera di professionisti del settore.
Jacques-Henry Lartigue (1894-1986) amava le corse e le auto eleganti; apparteneva ad una famiglia facoltosa, che per un certo periodo della “belle epoque” fu considerata la più ricca di Francia. Già dai primi anni del ‘900 la famiglia disponeva di una automobile e la passione del giovane per le corse era inevitabile.
Il 25 giugno 1912 la famiglia Lartigue si trovava a Le Tréport per assistere al Gran premio de l’Automobile Club di Francia (la Francia era ancora la nazione n.1 in fatto di automobili…) ed il diciottenne Jacques, già da anni appassionato di fotografia, si dilettava a fotografare le auto in corsa, seppur con una scomoda, pesante ed ingombrante Ica Reflex per negativi su lastra di vetro da 9×12 cm, regalatagli dal padre.
La foto “memorabile” che vi descrivo è la più riprodotta e richiesta di Jacques, poiché ha la particolarità di evidenziare delle curiose distorsioni, come le ruote dell’auto ellittiche ed inclinate verso destra assieme a persone ed oggetti fermi ai bordi della strada fortemente inclinati verso sinistra. Lartigue eseguì quello che tecnicamente oggi si chiama “panning”, ossia l’azione di scattare con tempi relativamente lenti oggetti in movimento seguendone il moto e la direzione; proprio la particolarità dell’otturatore della fotocamera con tendina a scorrimento verticale, unito alle diverse velocità di movimento orizzontale dell’auto e del fotografo, ha creato questa emblematica distorsione. L’auto viaggiava all’incirca alla velocità di 80 km/h e Lartigue non riuscì a seguirla perfettamente, muovendosi invece più lentamente; la parte anteriore della macchina, infatti, uscì completamente fuori dal fotogramma, cosa non voluta da Lartigue il quale cercava sempre di inquadrare le auto interamente.
A questa foto, pertanto, non fu data molta importanza dato che era “venuta male” e finì per parecchi anni nel dimenticatoio, conservandosene solamente un’unica stampa originale. Riscoperta quasi casualmente 50 anni dopo, negli anni ’60, lo scatto ebbe finalmente la fortuna che meritava e quel modo singolare di fermare il tempo in movimento diventò modello e simbolo della velocità, anche nel nostro presente tecnologico.
Testo: Andrea Dal Mas
Bibliografia: 50 ICONE DELLA FOTOGRAFIA, Koetzle Hans-Michael – TASCHEN