Alpago, le amministrazioni cercano soluzioni per il problema “lupo”

CHIES D’ALPAGO – Si susseguono imperterrite le predazioni nella Conca dell’Alpago da parte del lupo. Pecore e asini al pascolo non sono sicure, nemmeno se a proteggerle ci sono reti elettrificate e cani da guardiania. I branchi si stanno strutturando, operano in modo sempre più sistematico ed efficace. Da semplici coppie, ora nei gruppi, che sono più d’uno, troviamo diverse generazioni.

Giusto ieri c’è stato l’intervento per il recupero dell’ennesima predazione in quel della frazione di Codenzano a Chies D’Alpago. Recinti elettrificati e cani non sono bastati. L’attacco di un gruppo numeroso spaventa le pecore. Quelle raggruppate e allontanate dai cani si sono salvate. Quelle che si sono allontanate dal gregge durante l’incursione sono rimaste isolate e diventate facile preda del branco, sempre più famelico tanto da spolparle all’osso.

Già in un comunicato datato 27 marzo 2020 e intitolato “Il lupo ai tempi del corona virus: una convivenza sempre più difficile“, l’Amministrazione di Chies d’Alpago segnalava l’emergenza e la necessità di attuare delle contromisure immediate. Seguiva il 28 giugno dello stesso anno un incontro nel quale la Regione del Veneto era intervenuta per spiegare la situazione e le iniziative che potevano essere intraprese, dalle reti ai cani. Sempre la Regione nella sua relazione, tra i vari esempi, aveva portato lo studio e le misure intraprese in Svizzera. In particolare veniva spiegato come solo il 2%, due lupi su cento, saltavano le reti e quindi era sufficiente intervenire su pochissimi esemplari per rendere queste misure efficaci al 100%, impedendo che gli altri imparassero a saltare. Purtroppo l’intervento sui due lupo dal comportamento anomalo non è mai avvenuto in Alpago e, come si sa, il lupo è un animale molto intelligente e altamente adattivo. Ora, a quanto pare, tutti o quasi, i lupi in Conca sanno saltare. Ne è dimostrazione la predazione di un cervo nella frazione di Funes. Poco male, il cervo è un animale selvatico e siamo nell’ordine naturale delle cose. Se non fosse che il cervo si era rifugiato in paese, all’interno del giardino di un’abitazione recintata. Se le misure indicate hanno retto per un po’ di tempo limitando i danni, dalla primavera di questo 2023 qualcosa è cambiato. E non certo nelle misure di prevenzione operate dagli allevatori che anzi si sono intensificate. A nulla sono valse le continue segnalazioni, per esempio del Comune di Tambre, per l’intervento con metodi di dissuasione attraverso le pallottole di gomma. Troppo vasto il territorio e troppo poco il personale che può intervenire. Sul Grappa forse ha funzionato, ma al lupo era stato applicato il collare. Era monitorato e si sapeva dov’era in ogni momento, e soprattutto quando si avvicinava ad aree sensibili. In questo caso si va a colpo sicuro e si riesce ad aspettarlo e a sparare il proiettile di gomma ad una distanza efficace.

Per questo le amministrazioni della Conca dell’Alpago chiedono interventi urgenti. Che siano investite risorse adeguate per monitorare col collare, intervenire puntualmente e tempestivamente, e se necessario, trasferire i lupi in aree meno antropizzate e più idonee a sostenere un carico di pressione derivante dalla presenza di un lupo resosi ormai fin troppo confidente. Ne va della sostenibilità economica, sociale, e anche ambientale del territorio. La recente tragedia in Emilia Romagna ci ha insegnato che l’abbandono e l’incuria a monte porta con se tragedie incalcolabili a valle. L’Europa ci dice che la biodiversità è garantita e accresce là dove si attuano piani di gestione oculati, basati su censimenti che tengano conto di tutte le specie con un monitoraggio continuo, e con interventi continui. Dove ad essere applicate sono misure compendiate da studi in continua revisione e adattamento alle situazioni locali, anche puntuali. Non dove ci si abbandona di pancia a sentimentalismi o ideologie, né tanto a estremismi, anche se supportati da norme e leggi, siano esse a favore di abbattimenti illimitati, ovvero di una tutela senza confronto.

Oggi, a Puos d’Alpago, le amministrazioni della Conca si incontreranno con i rappresentanti della Regione per capire che possibilità, e volontà, di intervento ci siano.

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