
BELLUNO – Oggi, a Villa Carpenada, si è tenuto un incontro di aggiornamento che ha visto coinvolti i principali rappresentanti delle Gastroenterologie del Veneto che si occupano della diagnosi e della cura delle malattie infiammatorie croniche intestinali.
L’incontro è stato organizzato dai Medici della Gastroenterologia dell’Ospedale di Belluno, in particolare dal dott. Bastianello Germanà, Direttore dell’UOC di Gastroenterologia, e dalla dott.ssa Elisabetta Dal Pont, Dirigente Medico dell’Unità Operativa.
Le malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI), note nelle due forme malattia di Crohn e rettocolite ulcerosa, sono patologie complesse, croniche, ad eziologia multifattoriale e su base immunomediata, potenzialmente invalidanti, che influiscono sulla salute e sulla qualità della vita di coloro che ne sono affetti. Esse possono manifestarsi in persone di qualsiasi età, dall’età pediatrica all’anziano, anche se il picco di esordio si attesta nell’età giovanile, tra i 15 e i 30 anni.
Si manifestano con sintomi intestinali, come la diarrea, il sanguinamento ed il dolore addominale, ma anche con manifestazioni dette ‘extraintestinali’, come forme di artriti croniche. Questa è solo una minima descrizione delle manifestazioni, poiché è noto come ogni paziente possa avere una diversa e più o meno impegnativa espressione di malattia, con il comune denominatore della partenza dall’apparato digerente. Per tale motivo sappiamo come sia quasi sempre necessaria una gestione multidisciplinare condivisa con altri specialisti (reumatologo, chirurgo, nutrizionista, ect).
I dati epidemiologici ci dicono che l’incidenza di queste malattie è in aumento e che, in questi anni, i dati relativi alla prevalenza delle MICI in Italia si sono attestati intorno alle 250 mila persone. Si osserva un aumento dei casi in età pediatrica e in popolazioni prima interessate solo marginalmente, come i soggetti con più di 60 anni e coloro che si sono trasferiti in Europa da Paesi africani, dove queste patologie immunomediate sono molto più rare.
Stante questi aspetti clinici ed epidemiologici, oramai da anni, numerosi Reparti di Gastroenterologia, in Italia e non solo, hanno istituito ambulatori specialistici dedicati a queste patologie, per la cura, la diagnosi e la presa in carico delle persone, con l’obiettivo non solo della salute, ma anche di avere un occhio di riguardo alla qualità della vita, che comprenda tutte le sfere, emotive, lavorative o di studio, di rapporti interpersonali e gestione degli affetti e della creazione di una famiglia.
Nel trattamento di questi pazienti siamo validamente supportati dalle linee guida, nazionali ed internazionali, che ci indirizzano per le scelte diagnostico-terapeutiche, ma che da sole talora non sono sufficienti, perché i casi difficili presentano delle sfaccettature che non sempre sono superabili pienamente con l’ausilio delle sole linee guida o delle fonti di letteratura.
Si rileva pertanto importante, oltre l’imprescindibile conoscenza teorica della patologia con tutti i suoi aspetti diagnostico-terapeutici e l’aggiornamento continuo, la discussione e la condivisione di casi reali, che fanno parte della nostra quotidianità.
L’obiettivo di questo incontro è stato pertanto condividere esperienze di casi di pazienti, nel completo anonimato, come in un ‘Reparto di Gastroenterologia condiviso’ con i relativi percorsi diagnostici e terapeutici, avvalendoci della discussione aperta, sempre supportata dalla letteratura ma anche da una dose di esperienza. La discussione dei casi è stata intervallata con una relazione su uno degli argomenti più importanti, ma spesso sottovalutato, che è la nutrizione nelle MICI, approfondendo gli aspetti medici e pratici, grazie anche alla partecipazione del Collega Nutrizionista che partecipa da qualche mese al nostro gruppo di lavoro contribuendovi con un ambulatorio dedicato ai problemi della nutrizione nelle patologie gastroenterologiche. Una parte dell’evento è stata infine dedicata al ruolo sempre più importante rivestito dall’infermiere ‘dedicato’ alle MICI ed è stata data voce proprio agli infermieri di diverse realtà del Veneto, tra le quali anche la nostra. Si conferma come l’ambulatorio ‘MICI’ non possa essere gestito al meglio se non con la presenza di un team medico-infermieristico affiatato, dove la figura dell’infermiere non è solo quella dell’operatore, ma diventa da tramite con i bisogni del paziente che altrimenti rischiano di rimanere inespressi.
La giornata ha permesso di tornare ciascuno alle rispettive realtà lavorative con un bagaglio ulteriore di cultura, informazioni ed esperienze, da utilizzare quando necessario, per rafforzarci nel lavoro quotidiano dedicato alla migliore presa in carico delle persone ‘pazienti’.
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