BELLUNO – Due anni di pandemia non hanno bloccato l’attività della Casa Pollicino che, grazie al lavoro costante e professionale della direttrice Florentina Presecan e delle sue collaboratrici, ha mantenuto elevati standard qualitativi a tutela dei bambini disabili o in disagio sociale della città di Petrosani (Romania).
Dall’Italia si è bloccato il flusso di volontari, studenti e sostenitori che periodicamente affollavano la gialla struttura di tre piani di Petrosani, ma non è mancato l’indispensabile sostegno economico e l’affetto dei membri dell’associazione capitanata da Morena Pavei ed Enrico Collarin.
Finalmente sembra che si possa ritornare a viaggiare verso la Romania, anche se i vicini venti di guerra appesantiscono notevolmente gli animi ed aumentano le incertezze di questi ultimi mesi.
Enrico Collarin, accompagnato dal volontario Vincenzo De Piccoli, è tornato a Casa Pollicino dopo l’ultimo fugace viaggio in auto del maggio 2021. Precedentemente l’ultima missione era stata nel novembre del 2019.
«All’arrivo all’aeroporto di Bucharest» racconta Collarin, «abbiamo notato che il padiglione degli arrivi era semivuoto, mentre quello delle partenze era affollato da migliaia di persone. Ci hanno spiegato che sono i profughi ucraini più fortunati che possono recarsi negli aeroporti romeni e cercare voli per l’Europa».
«Lungo la strada ed anche nella città di Petrosani», continua Collarin, «la vita scorre con apparente normalità, non ci sono file ai distributori, i supermercati sono riforniti regolarmente e tutte le attività sono aperte, compresa ovviamente Casa Pollicino».
«Abbiamo dato disponibilità ad ospitare dei profughi ucraini se ve ne fosse la necessità, anche se Petrosani è lontana dai confini e difficilmente verrà scelta, in quanto queste prime massicce ondate sono di donne e bambini che cercano di ricongiungersi con i parenti in occidente, mentre le prossime più povere e che hanno perso tutto in patria, comunque hanno già espresso la volontà di rimanere in Romania il minor tempo possibile per tornare immediatamente nelle loro terre natie ed iniziare subito la ricostruzione. Dipende quindi da quanto durerà la guerra».
«La gialla e gioiosa Casa Pollicino», conclude Collarin, «rimane un raggio di sole nella triste realtà della città di Petrosani, appesantita come tutta la Romania da due anni di pandemia con la conseguente recessione economica, ed ora dalla guerra che lambisce i confini a nord e che fa serpeggiare una certa inquietudine sulla sua durata e su possibili scenari bellici che possano interessare direttamente la Moldavia e la stessa Romania».
Il sorriso sincero e gli abbracci calorosi dei piccoli ospiti di Casa Pollicino di Petrosani hanno rinfrancato gli animi dei volontari e stimolato a proseguire con la loro attività umanitaria. Sono già in cantiere, infatti, un paio di viaggi entro l’estate per effettuare numerose opere di manutenzione ordinaria e sostituire la caldaia, oramai vecchia e troppo energivora.
Anche in Romania il costo delle materie prime è raddoppiato, dal gas, all’energia elettrica alla benzina, ulteriore scure sulla già lacerate condizioni economiche dei cittadini romeni.
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