BELLUNO – Ottanta ore di formazione e patentino di idoneità tecnica. Sono gli obblighi imposti dalla nuova disciplina dell’albo delle imprese forestali del Veneto, entrata in vigore lo scorso ottobre, che va ad allinearsi alle disposizioni normative comunitarie e nazionali. L’iscrizione all’albo sarà obbligatoria innanzitutto per eseguire interventi di esbosco di materiale schiantato a seguito di eventi calamitosi, come la tempesta Vaia, che colpì le montagne venete nell’ottobre 2018. Ma servirà anche per ottenere in gestione aree silvo-pastorali di proprietà pubblica e per eseguire interventi selvicolturali di una certa entità.
Sono circa 200 le imprese forestali già iscritte all’albo della Regione Veneto, di cui oltre la metà (107) nel Bellunese e un terzo (65) nel Vicentino. «L’obbligo di formazione è molto importante – sottolinea Andrea Zenari, che si occupa delle problematiche forestali in qualità di vicepresidente del settore Risorse boschive e coltivazioni legnose di Confagricoltura Veneto, affiancando il presidente Gian Luigi Pippa, impegnato sul fronte della pioppicoltura –, sia per prevenire gravi infortuni, sia per far crescere le aziende sotto il punto di vista qualitativo. L’albo è importante, inoltre, per la tracciabilità del materiale e il rispetto delle normative, e può contribuire sia a evitare interventi irregolari o dannosi per l’ambiente, sia a limitare l’importazione di legname illegale da altri Paesi, specie dall’area tropicale o dall’Est europeo. I nuovi corsi partiranno in marzo e saranno tutti cofinanziati dalla Regione Veneto. Credo che potranno essere anche un incentivo per i giovani, che potranno avvicinarsi a questa professione con una maggiore garanzia di sicurezza e qualificazione».
Il Bellunese, sotto il profilo qualitativo, è un esempio per tutto il Veneto, con 23.000 ettari che possono fregiarsi del marchio di Gestione forestale sostenibile Pefc – Programme for endorsement of forest certification schemes -, assegnato ad enti e privati che garantiscono una gestione delle foreste mantenendone la biodiversità, la capacità di rinnovamento, la vitalità e la potenzialità ad adempiere a rilevanti funzioni ecologiche, senza comportare danni ad altri ecosistemi.
«Da anni lavoriamo per garantire la tracciabilità, in modo che i prodotti di origine forestale derivino da foreste gestite in maniera legale e sostenibile – sottolinea Michele Salviato, responsabile della gestione forestale sostenibile di Confagricoltura Belluno -, quindi che non provengano da tagli illegali o da interventi irresponsabili, che possono portare all’impoverimento o alla distruzione delle risorse forestali. Il legname o la fibra può essere marchiato per poter rimanere rintracciabile nelle varie fasi delle successive lavorazioni, sino al prodotto finito, ed è quindi commerciabile come proveniente da boschi gestiti in maniera corretta. È importante valorizzare i nostri boschi, che vantano legni pregiati, creando filiere che portino lavoro e occupazione».
Negli ultimi tre anni molte imprese boschive venete sono state impegnate nelle operazioni di esbosco e pulizia conseguenti alla tempesta Vaia, che si stima abbia distrutto 42.000 ettari di boschi, di cui 12.000 in Veneto. «Una parte del legname è stato recuperato e venduto, ma parte degli alberi schiantati è ancora nei boschi ed è fortemente attaccata dal bostrico, insetto patogeno che colpisce gli abeti rossi in sofferenza a causa degli eventi – spiega Salviato -. I segni evidenti della malattia sono l’ingiallimento e l’arrossamento delle chiome. Temiamo che si raggiungerà l’apice dell’infestazione in primavera e salvare le piante sopravvissute sarà la nostra missione».