
BELLUNO – Dalle conseguenze della pandemia, con lunghi periodi di chiusura, ai mancati ristori, passando per il “caro bollette”: il comparto delle piscine è in ginocchio. E a lanciare l’allarme, a livello nazionale, è il Coordinamento Associazioni Gestori Impianti Natatori. Un allarme che sfocia in un atto dimostrativo di grande impatto: il coordinamento, infatti, propone di chiudere le piscine per domenica 6 febbraio.
«I vari decreti ristori hanno garantito somme che non arrivano nemmeno al 5% dei ricavi annuali – spiegano dal Coordinamento – quando mediamente si sono registrate riduzioni di fatturato di oltre il 50, 60%. Somme che non bastano nemmeno a pagare un mese di utenze di luce, acqua e gas. E adesso, come se non bastasse, è arrivato il cosiddetto “caro bollette” con aumenti superiori al 50%».
Dal canto suo, la Sportivamente Belluno appoggia senza riserve il pensiero delle Associazioni Gestori Impianti Natatori, ma aderirà all’azione di sensibilizzazione, evitando di chiudere la piscina.
La Sportivamente Belluno, essendo la società pubblica del Comune di Belluno, gestisce diversi impianti nel capoluogo e per equità, dovrebbe chiudere pure lo Stadio polisportivo, il Palasport A. De Mas e la Spes Arena.
Un simile provvedimento non è attuabile in questo momento, anche nel rispetto degli utenti che verrebbero privati ancora una volta di una serie di servizi importanti, servizi a cui hanno già dovuto rinunciare nel periodo delle restrizioni.
La Sportivamente Belluno è in linea con tutte le richieste del Coordinamento: «Servono ristori, l’estensione dell’Ecobonus 110% agli impianti natatori e rispetto ai costi dell’energia, è indispensabile che il MISE annoveri le piscine negli aiuti previsti per gli impianti energivori».
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