
BELLUNO – Marta Kusch, Linda Cimetta e Silvia Da Pont. Sono i nomi delle tre donne legate dal medesimo crudele destino, vittime indifese della violenza dell’uomo. Le tre storie realmente accadute, ora sono raccolte in un unico eBook di Roberto De Nart disponibile su Amazon.
Il primo episodio si svolge sullo sfondo della Seconda guerra mondiale. E’ quello di Marta Kusch, detta “La Contessa”, freddata da un colpo di pistola alla nuca, un omicidio a scopo di rapina compiuto a Pedavena nel 1945 a pochi giorni dalla fine della guerra. La storia è raccontata attraverso le carte processuali esaminate dall’autore, conservate all’Archivio di Stato di Venezia. La sentenza si ferma alla responsabilità penale dei cinque imputati, coinvolti materialmente nel crimine, senza però risalire ai mandanti, che non vennero nemmeno sfiorati dalle indagini. Per l’omicidio e la rapina del patrimonio della Contessa, valutabile in un milione di euro di oggi (ma voci di popolo raccontano di grandi flussi di denaro per il Venezuela), nessuno pagò. Perché tutti uscirono di galera in forza dell’Amnistia Togliatti, benché quell’omicidio non avesse nulla a che fare con i fatti di guerra.
Il secondo episodio riguarda Linda Cimetta, titolare del Caffè Vittoria di Belluno. La donna venne barbaramente uccisa con un colpo di scure alla testa e poi affondata in una valigia nella laguna di Venezia. Anche qui il movente è il denaro, necessario a sanare i debiti di gioco di uno dei due imputati che progettò il delitto. La verità delle carte, anch’esse consultate all’Archivio di Stato di Venezia, lascia qualche dubbio. Perché i due complici si contraddicono e ritrattano più volte nel corso della articolata vicenda processuale. Ambedue finiranno male, uno annegato nel tentativo di evasione e l’altro finirà i suoi giorni in carcere, dove scontava la pena per un secondo omicidio commesso dopo che venne scarcerato per semi infermità mentale.
La vittima dell’ultimo episodio dell’eBook è una ragazza appena ventenne di Cesiomaggiore, che lavorava come domestica in una casa di Busto Arsizio. La vicenda viene raccontata questa volta attraverso gli articoli di cronaca dei giornali dell’epoca. Silvia Da Pont venne narcotizzata, imprigionata e poi fatta morire lentamente per la morbosità di un anziano. Una vicenda assurda, che va al di là dell’immaginazione, dove l’omicida è il vicino della porta accanto. Un insospettabile borghese, che pur di salvare la propria reputazione, non esitò a provocare la morte della ragazza, evitando di chiamare i soccorsi.
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