
BELLUNO – Parte venerdi il progetto “sostegno psicologico” coordinato dalla psicologia ospedaliera dell’ULSS 1 Dolomiti con il contributo dell’AIL per l’attività degli psicologi e del Fondo Welfare Dolomiti provinciale, per la supervisione/formazione dei professionisti da parte di un Centro specializzato in psicologia dell’emergenza e di psicotraumatologia e la copertura dell’attività rivolta con chi è in quarantena nel week-end.
Il progetto di sostegno psicologico covid-19 prevede interventi rivolti:
- agli operatori sanitari direttamente coinvolti nella cura e assistenza dei ricoverati per covid 19;
- ai malati ricoverati e alle loro famiglie, soprattutto per casi gravi e in presenza di decessi;
- a chi è in quarantena, positivo al tampone e/o in isolamento fiduciario;
- alla popolazione.
Da domani partirà sia il sostegno verso chi è in quarantena: il servizio sarà mediato dai volontari della Protezione Civile che ogni giorno contattano le persone in isolamento. Le persone in isolamento, quindi, potranno manifestare la necessità del supporto psicologico e saranno messe in contato con gli psicologi del team.
Sempre da domani inizierà l’attività verso degenti e operatori sanitari delle tre unità operative direttamente coinvolte con la cura dei malati CODIV 19.
Inoltre, sono stati realizzati dei volantini informativi per affrontare il contagio emotivo nelle diverse fasce d’età: bambini, adulti e anziani/anziani con demenza.
«E’ un contesto nuovo, imprevisto che mai come ora nella storia sta coinvolgendo tutta la collettività rendendo così quasi impossibile rimanere immuni da ansie e paure. Quando il nostro sistema di allerta è tuttavia troppo attivato rischiamo di non agire in modo protettivo. E’ così necessario più che mai che ciascuno nella nostra comunità abbia il suo supporto a partire dai malati e dagli operatori che ora li curano, per continuare con tutta la popolazione almeno con informazioni psicoeducazionali utili a ristabilire un minimo senso di sicurezza. La comunità in qualche modo è a rischio di ammalarsi, ed è la comunità insieme che potrà guarire», spiega la coordinatrice del progetto Francesca De Biasi.
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