
BELLUNO – Federico D’Incà deputato bellunese del Movimento Cinque Stelle e Questore della Camera dei Deputati commenta le recenti notizie riguardanti l’attività della mafia in Veneto. “Sono fatti gravissimi quelli che vedono la nostra regione colpita ancora una volta dalla camorra – dichiara il parlamentare veneto – Il Movimento 5 stelle si sta occupando con il Presidente della Commissione antimafia Morra del ritorno delle mafie nel nostro Paese con il coinvolgimento dei colletti bianchi e di una politica che sempre di più si presta agli interessi di questi banditi”.
“Il litorale veneto è preda delle mafie che speculano e riciclano i soldi sporchi delle attività illecite. È possibile che solo l’intervento della magistratura, a cui va il ringraziamento, come a tutte le forze dell’ordine, argini questo fenomeno? – continua il deputato – Abbiamo avuto il Mose, le banche popolari venete, un presidente di Regione come Galan arrestato per i fatti di corruzione, ma ancora i veneti restano silenti, ci indigniamo per un immigrato qualsiasi, a torto o a ragione, ma cosa diciamo di fronte al vero male delle mafie che sono la mente e il braccio della corruzione e dei traffici illeciti che uccidono le nostre comunità? Così come è giusto essere uniti come veneti per volere l’autonomia, nella stessa maniera dobbiamo chiedere giustizia, onestà morale, dobbiamo avere gli anticorpi contro le mafie”.
“Il Movimento Cinque Stelle ha voluto la legge anticorruzione detta “spazzacorrotti” che ha determinato l’aumento delle pene per i reati di corruzione, con il minimo che passa da uno a 3 anni e il massimo che passa da 6 ad 8 anni di reclusione – spiega il parlamentare pentastellato – La legge introduce il daspo per i condannati per reati di corruzione cioè il divieto di fare affari a qualsiasi titolo con la Pubblica Amministrazione, da un minimo di 5 anni fino all’interdizione a vita. È prevista finalmente la possibilità di utilizzare agenti sotto copertura anche per i reati di corruzione.
“Sono tutte norme che aiuteranno il Veneto ad uscire dalla crisi di corruzione e mafie che da troppi anni sta strangolando la nostra economia e le nostre comunità – conclude D’Incà – Dopo la mala del Brenta riusciremo a sconfiggere questa nuova mafia”.
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