
BELLUNO – Nell’era dell’informatica continua ad essere fortemente a rischio chiusura la Polizia Postale di Belluno. Nella riunione di giovedì 20 luglio a Roma tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e le organizzazioni sindacali di categoria è stata confermata l’intenzione di chiudere la Sezione bellunese di via Vittorio Veneto così come quella di Rovigo e di Vicenza – fa sapere il Sap (Sindacato Autonomo di Polizia). Si salvano invece Treviso, Alessandria, Bergamo, Ferrara, Foggia, Arezzo, Pisa e Pistoia. Diventano quindi 46 e non più 54 i presidi a livello nazionale per i quali si prospetta la chiusura.
Un nuovo assetto che ancora oggi non risulta chiaro – afferma la Segreteria Provinciale del Sap di Belluno – in quanto incomprensibili e illogici appaiono i criteri che l’Amministrazione ritiene di aver utilizzato per individuare gli uffici che resisteranno a questo primo taglio ovvero la presenza delle Direzioni Distrettuali, la territorialità, esigenze specifiche, e l’indicazione del partner “Poste Italiane”. Criteri – aggiunge il Sap bellunese – per i quali continuiamo a non avere risposte chiare, logiche e sostenibili se pensiamo ad esempio che Bergamo con 2 operatori in organico rimane aperta e Belluno con 9 chiude. L’unica motivazione pare essere quella che in questo modo si procederà ad una chiusura degli uffici con un percorso graduale e di minore impatto sull’opinione pubblica che non accoglierebbe positivamente l’arretramento dal territorio dei presidi di polizia. Per noi – prosegue il Sap – la reale spiegazione a questa scelta infausta continua ad essere sempre la medesima ovvero che il piano di chiusura non sia ispirato ad alcun progetto di razionalizzazione ma sia semplicemente un taglio lineare dovuto alla carenza organica complessiva che a livello nazionale ammonta a 18.000 unità. Nell’incontro al Ministero, l’Amministrazione ha comunicato che al personale delle Sezioni di Polizia Postale che verranno chiuse verrà data la possibilità di essere assegnato ad una delle Sezioni che rimarranno aperte, fermo restando, come risaputo, l’intenzione di istituire una specifica e presumibilmente ridotta “sezione reati informatici” all’interno della Squadra Mobile della Questura. Questo dunque il probabile futuro per i 9 operatori (13 nel 2010) della Postale di via Vittorio Veneto, la cui età media è pari a 51 anni. Trasferimento a Treviso o impiego, non chiaro per quanti, presso la nuova sezione della Squadra Mobile e al riguardo, per quanto concerne la nostra realtà locale, rimane tra l’altro da capire dove tale sezione troverebbe materialmente collocazione, considerato che non si è trovato spazio nemmeno per la Digos trasferitasi a maggio all’ex Caserma Tasso dopo lo sfratto da via Volontari della Libertà. E il Capo della Polizia – che in occasione della sua recente visita proprio per l’inaugurazione dei nuovi uffici della Digos ha pubblicamente ricordato che conosce i problemi meglio dei sindacati (“non ho bisogno che questi mi sottopongano cose che ahimè conosco meglio di loro”, ndr) – questa problematica di carattere logistico dovrebbe conoscerla, ed è proprio per questo che auspichiamo non gli sfugga – afferma il Sap. La soppressione degli uffici della Postale – che non avverrà prima del prossimo autunno – aggiunge il sindacato, pare essere solo l’inizio di un ulteriore inesorabile percorso di abbandono dei territori a scapito dei cittadini e va ricordato che da inizio anno, a livello nazionale, sono già stati chiusi 35 Uffici di Polizia Stradale e Ferroviaria. Auspichiamo – prosegue il Sap – una revisione del provvedimento, così come avvenuto nel recente passato per la scellerata ipotesi di accorpamento della Questura di Belluno con quella di Treviso. Invitiamo quindi – ancora una volta – tutte le autorità politiche ed istituzioni locali ad intervenire prima che sia veramente troppo tardi, nell’interesse dei cittadini e della sicurezza. In merito spiace registrare che ad oggi – a differenza del Senatore Piccoli e del Consigliere Regionale Gidoni – non risulta pervenuto il Sindaco Massaro, al quale avevamo scritto una lettera aperta venti giorni fa. E chissà – conclude il Sap – che non ci sorprenda l’On. De Menech che sino ad ora non ha mai risposto ai nostri appelli, anche su altre questioni.
I NUMERI E L’APPELLO A JACOPO MASSARO – Sono 9 i poliziotti in servizio alla Polizia Postale di Belluno; erano 13 nel 2010 e da pianta organica del 1989 ne sarebbero previsti 20. E se oggi ci sia meno bisogno di sicurezza rispetto ad allora, qualcuno ce lo spieghi e anche bene – afferma il Sap – perché noi fatichiamo a comprenderlo. I reati commessi per mezzo di strumenti tecnologici superano ormai da anni quelli tradizionali ed il trend è in continuo ed inesorabile aumento. Sono oltre 250 le denunce/querele presentate dai bellunesi negli ultimi due anni presso gli Uffici di via Vittorio Veneto (nel 2012 anche Massaro all’epoca candidato Sindaco, ndr); quasi un centinaio le indagini sviluppate per truffe online; oltre 30 i fascicoli aperti per clonazione ed utilizzo indebito di carte di credito e bancomat; 25 gli incontri informativi con studenti ed associazioni varie. Ed inoltre, monitoraggio costante di ponti radio e frequenze dell’etere; vigilanza degli uffici postali; perquisizioni atte al recupero di telefoni cellulari rubati e sequestro di materiale informatico a seguito di indagini in collaborazione con altre Forze dell’Ordine, oltre al servizio quotidiano assicurato ai cittadini che chiedono direttamente informazioni su tentativi di truffa tramite rete mobile o fissa da parte di call center, blocco dei propri PC causa “phishing” o altro e consigli sul modus operandi nel web. Si tratta dell’unico Ufficio esistente – tra tutte le Forze di Polizia della provincia – con le competenze tecniche ed i mezzi necessari per contrastare tutti i reati compiuti a mezzo di strumenti tecnologici e, cosa ancor più importante, titolato a svolgere tutte quelle attività di prevenzione e protezione della persona che è vittima di queste forme di criminalità. Tutte le nuove ed attuali forme di minaccia verso la persona – quali terrorismo, cyberbullismo, adescamento di minori e pedofilia, sex extortion, etc. etc. – vengono contrastate da questi specialisti; solo questi hanno le competenze tecniche e gli strumenti necessari a garantire al cittadino il suo inalienabile diritto alla sicurezza in tale ambito. E’ innegabile – dichiara il Sap – che un’eventuale chiusura della Sezione Polizia Postale di Belluno rappresenterebbe di fatto – per i bellunesi – la perdita di quel presidio divenuto negli anni il primario punto di riferimento per i cosiddetti “reati informatici”. La sicurezza – conclude il Sap – è un bene che per essere salvaguardato non va solo promosso con slogan di facciata ma va sostenuto agendo direttamente sui territori e operando fisicamente negli stessi con professionalità ed il più possibile vicino alle vittime; da remoto, infatti, solo le infrastrutture critiche possono – forse – essere tutelate. La buona politica a volte necessita di andare oltre gli schieramenti e pertanto, chiediamo nuovamente al Sindaco Massaro – a prescindere dal contenitore politico nel quale egli effettivamente si collochi – di non mostrarsi “sordo” rispetto a questo ingiusto progetto in primis verso i suoi cittadini, ottenendo – tramite l’attuale Ministro dell’Interno o l’attuale Capo della Polizia – che il presidio della Polizia Postale con sede nella sua città, ma che interessa tutto il territorio provinciale, continui ad esistere.
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