
BELLUNO – Bandire quanto prima un nuovo Concorso regionale, gestito dalla Regione Veneto in sintonia con l’Ufficio scolastico regionale, al fine di colmare i posti disponibili esistenti in Provincia di Belluno e in Veneto. E’ questa la proposta del senatore Giovanni Piccoli contenuta in una interrogazione al Ministero dell’Istruzione. “I disagi per le scuole del nostro territorio, a inizio anno inoltrato, continuano a essere troppi. Servono misure straordinarie, di cui il neo-ministro Fedeli deve prendere atto se davvero vuole marcare la differenza con il predecessore Giannini, autrice di una riforma disastrosa”.
Da qui l’interrogazione di Piccoli che, dati alla mano, tratteggia la situazione in Veneto: nel corso dell’anno scolastico 2015-2016, per esempio, nella fase d’immissione in ruolo dei docenti, su un totale di 2066 posti disponibili, 984 sono stati assegnati e 1082 sono rimasti vacanti. Di questi 102 nella sola Provincia di Belluno.
“La situazione si è ulteriormente aggravata in questi mesi”, afferma Piccoli, “perché risulta sempre più difficile per i Dirigenti scolastici assicurare efficienza visto che se si continua ad attingere a graduatorie falsate ove possono inserirsi docenti provenienti da tutta l’Italia. Tutto ciò porta a conseguenze paradossali: ad esempio, si devono aspettare giorni affinché il docente supplente raggiunga il posto di lavoro per coprire un collega assente a causa di malattia”.
“Non è concepibile che ogni anno si perpetri tale disservizio ovvero che si scorrano le graduatorie non trovando in loco docenti con titolo da nominare, mentre quelli provenienti da fuori regione -con titolo- non accettano l’incarico per motivi famigliari o altro, a discapito dell’utenza, come è successo in particolare a Santo Stefano di Cadore e nei territori più periferici e meno appetibili”, sottolinea il senatore.
“Penso che il nuovo Governo, che pure è la fotocopia del precedente, non possa esimersi dal dichiarare il fallimento della Buona scuola o comunque trovare dei correttivi, che non possono prescindere da un approccio regionalizzato che privilegi i docenti residenti”, conclude Piccoli.
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