Certamente parecchi di voi che state leggendo in questo momento avete disperso in un album o in un cassetto almeno una fotografia scattata con una vecchia Polaroid… ormai ricordi degli anni ’70 e ’80, quando lo zio o il nonno scattava ai compleanni oppure alle feste con i parenti.
Con il semplice nome Polaroid ormai si identifica subito la famosa fotografia “auto sviluppante” che in pochi minuti restituiva direttamente stampata ed in una unica inimitabile copia quel magico istante che poco prima aveva “rubato”, con quel caratteristico bordino bianco dove si poteva scrivere la data o la situazione.
Una grande invenzione quella di Edwin H. Land, un misto di ottica, fisica, meccanica e chimica sapientemente miscelati, per regalarci in pochi istanti l’immagine che, se scattata diversamente (all’epoca), avremo dovuto aspettare giorni e forse settimane prima che tutto il rullino fosse terminato e che il laboratorio fotografico ce la rendesse disponibile. Tutta questa magia era racchiusa in un involucro di plastica, grosso, ingombrante ed agile come un SUV in centro città, ma spesso colorato, dalle linee simpatiche e futuristiche… beh, oggi c’è il digitale, rapidissimo… o quasi? Se ci pensiamo bene il processo Polaroid è ancora molto più rapido del digitale, poiché ci restituisce direttamente la stampa in mano in pochi secondi, mentre con le nuove digitali la stampa forse nemmeno la avremo, poiché spesso ci fermeremo al solo effimero scatto!
Beh rivolgendomi agli altri nostalgici come me o anche solo ai curiosi, dico che se ritrovate ancora una fotocamera di questo tipo nella soffitta o in qualche cassetto, sappiate che non tutto è perduto, le ricariche esistono ancora, forse le troverete “economiche” come una Ferrari, ma credetemi che per una volta ogni tanto, come quando si stappa un vino costoso e molto buono, il piacere ed il divertimento vi sorprenderà…
Testo e foto Andrea Dal Mas
Bell’articolo Andrea!
Le polaroid hanno un fascino incredibile…