Belluno scala la classifica dell’export

La sede di Confindustria Belluno Dolomiti

Da elaborazioni di Confindustria Belluno Dolomiti su dati Istat relativi al 2013, conquista la sesta posizione tra le 110 province italiane. Cappellaro: un segnale positivo e incoraggiante.

BELLUNO – Belluno scala la “classifica” dell’export pro capite: da elaborazioni di Confindustria Belluno Dolomiti su dati Istat relativi al 2013, conquista la sesta posizione tra le 110 province italiane. Pur essendo sempre nella “top ten” di questa speciale graduatoria, erano anni che non saliva così in alto. Al primo posto c’è Arezzo (con 20.523,54 euro), all’ultimo Medio Campidano (3,72 euro). Belluno, con 14.431,99 euro, è superata anche da Siracusa (sempre ai primi posti di questa classifica esclusivamente per l’attività di raffinazione di petrolio che caratterizza quella provincia), Vicenza, Reggio Emilia e Modena. Treviso è al quindicesimo posto (11.907,21 euro), Verona al ventitreesimo (10.334,27), Padova al trentunesimo (9.379,28), Rovigo al cinquantacinquesimo (5.380,49) e Venezia in cinquantanovesimo (4.834,12). Interessante notare anche le performance non proprio brillanti delle due province limitrofe a statuto speciale: Bolzano si trova in quarantaseiesima posizione (con 7.575,32 euro) e Trento in cinquantunesima (con 6.171,30 euro). «Il sesto posto conquistato dalla nostra provincia in questa speciale classifica – commenta Gian Domenico Cappellaro, presidente di Confindustria Belluno Dolomiti – è un segnale positivo e incoraggiante per l’economia bellunese. A questo si aggiunge un altro dato significativo: la propensione all’export, vale a dire il rapporto tra il valore delle esportazioni e il valore aggiunto. Per Belluno, nel 2013, è al 52,6%, in aumento rispetto al 50,6% del 2012 e notevolmente più alto della media sia veneta (39,8%) sia nazionale (27,9%). Sappiamo che sono le grandi aziende, soprattutto dell’occhialeria, a condizionare positivamente i dati sulle esportazioni. Ma è anche vero che sono molti gli imprenditori che, in questi anni caratterizzati da una preoccupante stagnazione dei consumi interni, hanno risposto prontamente alle sfide del mercato e alla concorrenza crescente dei Paesi emergenti». «Il Made in Italy – aggiunge il presidente degli industriali bellunesi – è un elemento di successo. Molte imprese, tra l’altro, si sono spostate in maniera progressiva su produzioni di alta gamma che, proprio per questo loro pregio, oggi vengono comprate dagli stranieri a un prezzo medio più alto. E così, se anche si esportano un numero minore di prodotti, non perdiamo terreno sui mercati internazionali. E questo vale anche per alcune realtà della nostra provincia, non solo dell’occhialeria. Ci sono altri settori ad aver registrato, nel 2013, performance positive, come ad esempio l’abbigliamento (+23,9%) o prodotti in gomme e plastica (+ 18,9%)». «Sono proprio queste imprese che si impegnano per aggredire i nuovi e promettenti mercati asiatici o quelli delle altre nazioni in via di sviluppo – – afferma ancora Gian Domenico Cappellaro – a tenere in piedi il Paese,  pur penalizzate da alcuni problemi cronici come la carenza di infrastrutture moderne, l’inefficienza dell’apparato burocratico e amministrativo e l’eccessiva pressione fiscale». Che l’export bellunese sia in salute lo confermano anche i dati relativi ai primi tre mesi dell’anno, che registrano un aumento di oltre dieci punti percentuali (+ 10,3%) rispetto allo stesso periodo del 2013. Si tratta di un vero e proprio exploit, soprattutto in confronto delle percentuali regionali e nazionali. In Veneto l’aumento si è fermato al 2,7%, in Italia addirittura all’1,5%.

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