PIEVE D’ALPAGO – Sembra ieri, ma sono trascorsi quasi 11 anni, da quando in quel mattino del 16 agosto fu messa in luce, dopo 2500, la situla bronzea istoriata scoperta da alcuni volontari del Circolo Amici del Museo dell’Alpago e scavata da Michele Bassetti della Società Cora di Trento a Pian de la Gnela. In questo periodo e, sino al mese di novembre, l’eccezionale espressione dell’arte delle situle è esposta per la prima volta in assoluto nella mostra “Venetkens” a Padova Palazzo della Ragione in vista e ritenuta dagli esperti e visitatori, tra i due tre reperti più importanti dell’intera rassegna insieme con la situla Benvenuti detta anche il poema epico dei Veneti. E’ questo l’assunto che hanno voluto comunicare il Soprintendente Vincenzo Tinè e la dottoressa Giovanna Gangemi che ha diretto tutte le campagne di scavo nella necropoli alpagota, alla comitiva proveniente da Pieve, formata dal sindaco Umberto Soccal due assessori, il presidente e il segretario del Circolo Amici del Museo dell’Alpago oltre una trentina di persone che giovedì 30 maggio hanno visitato la rassegna. Ma c’è di più perché i due esponenti della Soprintendenza hanno pure accompagnato e illustrato personalmente, alla delegazione, i significati e contenuti dell’esposizione a iniziare dagli albori di questo popolo e il suo viaggio evolutivo attraverso i secoli sino a giungere, con l’appassionato intervento della Gangemi, alla spiegazione della situla attraverso i suoi tre registri raffiguranti, una processione di uomini ammantati con “basco” che si sviluppa nei due fregi superiori. E il registro basale dove sono rappresentati più amplessi culminanti con una scena di parto, unicum nel repertorio dell’arte delle situle. Molti gli attributi come il bastone, l’ascia, il trono simboleggiano il potere femminile. L’interpretazione porta a toccare le sfere della regalità dei principi e della sacralità degli aspetti connessi con la successione dinastica. L’incontro padovano è stato anche l’occasione per affrontare e discutere le questioni relative alla realizzazione della sala espositiva nell’ambito del palazzo municipale dove esporre i notevoli e preziosi oggetti ritrovati, in molteplici campagne di scavo, nella necropoli di Pian de la Gnela e di un volume che ne raccolga notizie e studi di tutte le tombe, ricchi e artistici corredi funerari risalenti al VII-V sec. a. C. e appartenuti a una comunità insediata a 900 metri di altitudine lungo le pendici del monte Dolada al cospetto dell’austero e imponente Teverone. I temi sono stati analizzati con il Soprintendente e la Gangemi dal sindaco, gli assessori Chiara Fistarol , Giuseppe Pellegrinotti, i due rappresentanti del Circolo Amici del Museo facendo notare le reciproche esigenze e attese insieme con le necessità di armonizzazione delle politiche regionali in tema di punti espositivi dei beni culturali e loro diffusione sul territorio che dovrebbero auspicabilmente inserirsi in reti interconnesse e in collaborazione tra loro. E’ stato convenuto che su queste direttive si muoveranno , nei prossimi mesi, la Soprintendenza, il comune di Pieve e i responsabili dell’associazione volontaristica.
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