

BELLUNO – Con l’accelerata degli ultimi giorni verso le politiche, insieme alla legge elettorale e altri provvedimenti minori, salta anche la conversione in legge del decreto sulla riorganizzazione delle province.
Poco male obbietterà qualcuno, in fondo si torna allo status quo; e in effetti nel resto d’Italia sarà così, ma non a Belluno perché questo potrebbe significare una proroga del commissariamento di un altro anno e mezzo.
Con tutto il rispetto per il lavoro del commissario, che nel suo ruolo fa ciò che può nei limiti delle leggi e della capacità finanziaria, ma il bellunese non può non vivere con disagio il perpetrarsi dell’assenza di un ente che, aldilà delle competenze in materie specifiche, dovrebbe assurgere a guida simbolica e non solo dell’intero territorio.
Per questo già un anno fa qualcuno avrebbe dovuto pensarci non una ma cento volte prima di dare il là a quella caduta della provincia che, appare oggi di tutta evidenza, è servita solo al capriccio di pochi, ma per le nostre vallate è stata assai dannosa.
Come dissi già tempo addietro, se agli esponenti del centrosinistra va comunque data l’attenuante di essere stati forza d’opposizione all’interno della vecchia provincia e di aver semplicemente profittato dello sbandamento politico della maggioranza, rimane invece per me inaccettabile l’atteggiamento di parte del Pdl, che scelse non per ragioni politiche ma un po’ per livore e un po’ per invidia.
Chi materialmente col proprio voto dichiarò la fine di quell’esperienza ha già avuto modo di pesare il suo gradimento alle ultime elezioni amministrative; chi invece ne fu il regista ancora per qualche mese potrà godere della nomina a parlamentare.
Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà nel centrodestra, cosa nascerà dalle ceneri del Pdl, ma soprattutto chi saranno i rappresentanti locali delle nuove forze nascenti. In queste settimane di incontri, le parole che Belluno Protagonista ha raccolto tra la gente con più frequenza sono state “sconcerto” per quello che sta succedendo e “speranza” di cambiamento.
Vedremo se ci sarà un nuovo slancio o ci si affiderà ancora alle solite vecchie facce. Una cosa comunque è certa: il nostro voto non andrà mai a chi ha contribuito allo sfascio del territorio. (Michele Carbogno)
2 Trackbacks / Pingbacks