Una serata bella a “Chies e le sue montagne”

Da sx l'olimpionico Molmenti e Barattin
Da sx l’olimpionico Molmenti e Barattin

CHIES D’ALPAGO – Una serata bella. Dove l’aggettivo bella è la sintesi di tanti altri aggettivi: partecipata, intensa, interessante, coinvolgente, divertente, scanzonata. Anche commovente, nel ricordi di Maudi De March, un cui scritto è stato letto da Simone Favero, curatore di “Oltre le Vette”.

E’ stata la serata di giovedì, 18 ottobre, che la rassegna “Chies e le sue montagne” ha dedicato agli ori olimpici Oscar De Pellegrin (arco) e Daniele Molmenti (canoa). Sono state oltre un centinaio le persone arrivate alle scuole medie di Chies per sentire i due campioni. Atleti brillanti che hanno raccontato i loro sport, sport “silenziosi” in quanto lontani dalla ribalta che caratterizza altre discipline, e sport “veri” perché per avere successo contano la fatica, la caparbietà e la capacità di conoscere se stessi più che la magia del marketing.

Oscar, classe 1963, di Sopracroda, è stato portabandiera alle ultime Paralimpiadi e proprio a Londra ha colto il successo più bello della carriera, una carriera che lo ha visto partecipare a sei  Paralimpiadi e conquistare un oro (Barcelona ’92) e un bronzo (Atlanta ’96) nel tiro a segno, una medaglia d’oro a squadre e un bronzo individuale a Sydney 2000, una medaglia di bronzo a Pechino 2008 e, appunto, l’oro individuale a Londra 2012 nel tiro con l’arco. Senza dimenticare 58 titoli italiani conquistati nelle due diverse discipline, 11 record nazionali e 2 record mondiali. Daniele, classe 1984, nella canoa ha vinto tutto quello che c’era da vincere tra campionati italiani, europei, mondiali. L’1 agosto, il giorno del suo compleanno, ha vinto l’oro olimpico, la sua vittoria più bella.

Oscar e Daniele: li separano 21 anni d’età ma li accomunano i grandi successi sportivi, una intelligenza vivace, una semplicità ammirevole e una capacità di comunicare invidiabile. Di seguito alcuni spunti tratti dai loro interventi.

LA FAMIGLIA

«Nell’ultimo anno ho passato 50 giorni a casa, gli altri 315 in giro per i quattro continenti – ha raccontato Daniele – Girare il mondo ti dà grandi opportunità di conoscenza ma al contempo ti impedisce di crearti dei legami familiari».

«La famiglia è il centro della vita, di un uomo e di un atleta – ha spiegato Oscar – Mia moglie e mio figlio sono stati elementi fondamentali non solo per la mia vita ma anche per la mia carriera: mi hanno dato serenità, equilibrio, supporto».

L’IMPEGNO

«Per vincere una medaglia olimpica devi lavorare intensamente per anni – ha detto Oscar – negli ultimi mesi nella tua mente esiste solo la gara. Nelle ultime settimane l’allenamento riguarda per il 20 per cento l’abilità tecnica e atletica, per l’80 per cento la preparazione delle mente».

«Per vincere ad alto livello dei arrivare in linea di partenza con la coscienza a posto – ha aggiunto Daniele – A Londra ero tranquillo perché sapevo di non aver trascurato assolutamente nulla nella preparazione. Se così non fosse stato, nei cinque minuti prima del via il tarlo del dubbio mi avrebbe assalito e fatto perdere concentrazione e vittoria».

GLI ALTRI

«Quando una persona capisce che può essere utile agli altri, ecco questa è la cosa più bella della vita. Al confronto una medaglia olimpica è davvero poca cosa». Sono le parole di Oscar, da sempre impegnato nel proporre lo sport ai disabili e, tra le altre cose, presidente provinciale dell’Assi, l’associazione sociale sportiva invalidi  di Belluno.

«Un successo non si ottiene mai da soli – così Daniele – L’importanza dello staff, del tuo tecnico, è fondamentale. Solo attraverso il confronto, e magari ogni tanto lo scontro, trovi la via giusta».  Da sottolineare come Molmenti non solo sia un grande canoista. E’ anche un appassionato della montagna («Mi serve a tenere lontano i giornalisti» ha detto scherzando, ma non troppo). E la mattina ha voluto provare alcune delle vie della climbing area del Teverone. A “scortarlo” Francesco Barattin.

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