

BELLUNO – «Le Gabelli devono ospitare una scuola, non altro. Sono il simbolo di un metodo didattico moderno e attuale, sul cui tracciato dobbiamo tornare».
Sul futuro delle scuole Gabelli Jacopo Massaro è perentorio: «Sono nate come scuola e tale devono rimanere, cercando semmai di riproporre il modello educativo del metodo Montessori, per il quale si sono distinte in passato».
Per risistemare un’intera ala delle scuole Gabelli, dal punto di vista di sicurezza, contenimento energetico, migliorie interne, e restituirla ai suoi alunni perfettamente fruibile servono 2 milioni di euro.
«E’ la cifra necessaria per completare i lavori di una delle due ali dell’istituto scolastico bellunese chiuso dal 2009, in attesa di reperire la seconda tranche di finanziamenti da destinare alla restante porzione. Non temporanee soluzioni minimali, bensì interventi sostanziali per restituire alle scuole la funzionalità e il prestigio con cui sono nate – sostiene con forza Jacopo Massaro – le scuole Gabelli sono una priorità, una struttura di incredibile attualità, per il valore storico, per il pregio architettonico, nonchè per l’importanza didattica legata, tra i primi istituti in Italia, all’assunzione del metodo Montessori. Un edificio che non possiamo non recuperare. E impensabile destinarle ad altro uso».
Dopo il secondo crollo nel maggio del 2009 (il primo risale all’ottobre del 2007), ci fu la possibilità immediata di riaprire le scuole, intervenendo con un’opera valutata un milione e 200 mila euro circa: «Invece allora si chiese al ministero ben più del dovuto, 5 milioni di euro, per avere chissà quali contributi – ricorda il Massaro – e si ottenne zero. I fondi disponibili a quel tempo grazie alla Fondazione Cariverona vennero investiti diversamente. Ad oggi i costi sono aumentati, ma la priorità erano e rimangono le scuole Gabelli, per consentire ai bambini una sistemazione più dignitosa e, al contempo, destinare ad altro uso la struttura del Parco Città di Bologna».
L’attuale prefabbricato del parco cittadino, 15 aule per 1.150 metri quadrati di superficie, potrebbero divenire la sede di associazioni volontarie, luogo di incontro per gli anziani, contenitore di eventi.
«Ancora prima di iniziare i lavori delle scuole Gabelli – aggiunge poi Jacopo Massaro – va considerata la possibilità di far riprendere ai bambini le buone pratiche che hanno contribuito in passato a dare lustro all’istituto, prima fra tutte la coltivazione dell’orto nell’ampio giardino interno. Pratica che numerose città italiane stanno riproponendo attraverso l’istituzione di orti sociali cittadini e che fin da subito permetterebbe di riutilizzare almeno il vasto cortile, come già avveniva negli anni ’70, quando erano gli alunni stessi, in orario scolastico, a seguire le varie fasi dell’orticoltura».
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